Degas by Alessandra Borgogelli

Degas by Alessandra Borgogelli

autore:Alessandra Borgogelli [Borgogelli, Alessandra]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Art, History, Modern (late 19th Century to 1945)
ISBN: 9788809818958
Google: rbywDgAAQBAJ
editore: Giunti Editore
pubblicato: 2017-04-18T22:00:00+00:00


IL MONDO DEL TEATRO

Il mondo del teatro è uno dei temi più cari a Degas. Dagli inizi degli anni Settanta molte sue opere raffigurano scene di orchestre e di danza. Si tratta in fondo di studi complementari di diversi personaggi che vivono nell’universo della musica.

Degas infatti esamina brillantemente sia i suonatori che le ballerine e spesso li unifica in un medesimo dipinto, pur mantenendoli divisi.

Tale operazione appare ben chiara nella Orchestra dell’Opéra (1870 circa): i suonatori, fra i quali spicca al centro l’amico carissimo Désiré Dihau con il suo fagotto, sono disposti lungo una striscia scura e orizzontale che prende buona parte dell’opera. Affollano il luogo riservato all’orchestra e con le loro bacchette sondano lo spazio in varie direzioni, come, in alto, il riccio del contrabbasso. Gli strumenti musicali sono dotati di una loro autonomia, tanto che i brani bellissimi di natura morta si trasformano in esseri con una vita propria, fatta di guizzi luminosi e di vari andamenti. In particolare, il fagotto di Dihau brilla ed esibisce la sua leggerissima sinuosità fino a diventare una vibrante cornice del busto del suonatore. In alto è ritagliato il palcoscenico, dove si muovono lievi ballerine in frementi tutù rosa e azzurri. Decapitate, riusciamo a vederne le gambe e le braccia, parti essenziali che suggeriscono meglio i movimenti conseguenti alla musica.

La spartizione dello spazio, costruito qui quasi secondo lo schema della sezione aurea, muta in altre opere. Il taglio fra l’orchestra piena di suonatori (zona scura) e il palcoscenico animato dalle ballerine (zona chiara), si abbassa infatti sia nei Musicisti all’orchestra (1870-1871), sia nel Balletto del “Robert le Diable” (1871-1872). Sempre forte risulta il controluce delle sagome dei suonatori visti da dietro, enormi quelli del primo dipinto, più piccoli invece quelli del secondo.

Le zone superiori diventano più chiare, fino a confondersi, nella replica del balletto di Meyerbeer (rappresentato all’Opéra nel 1831), in una danza di fantasmi appena accennati. I ballerini si smaterializzano fino al punto di ridursi a lievissime tracce. Per un attimo infatti Degas sembra essere di nuovo contagiato dalla malattia «golosa» del colore, contratta dall’amico Moreau.

Dai forti contrasti fra i chiari e gli scuri delle “orchestre” Degas passa ai quadri delle “danze” vere e proprie. In questi lavori subentra un maggiore studio sia dello spazio che si amplia e si approfondisce, sia del colore che si arricchisce notevolmente. Ecco che in Classe di danza, del 1871, una stanza si apre a forbice verso di noi. C’è un maggiore respiro rispetto alle opere precedenti, lo spazio si amplia a sinistra grazie a un doppio sistema illusionistico, ottenuto tramite specchi e vetri riflettenti. Si crea così una lunga fuga di candide ballerine, vere e illusorie nello stesso tempo. Soltanto tre sono gli elementi fissi che hanno una funzione di equilibrio: la porta, in fondo, con una fortissima fessura luminosa, l’innaffiatoio che sbarra lo spazio, in terra, e il pianoforte. Questi sono neri come la cornice dello specchio e servono a rafforzare la giovane fragilità delle ballerine.

Anche nel Foyer di danza all’Opéra del 1872



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